La Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria chiamata a esprimersi dopo il rinvio della Cassazione. Sentenza attesa per novembre
17 OTT - REGGIO CALABRIA - La Procura generale di Reggio Calabria ha richiesto una condanna a 24 anni di carcere per Antonio De Pace, l'infermiere che il 21 marzo 2020, a Furci Siculo (Messina), ha ucciso la sua fidanzata, Lorena Quaranta, studentessa di medicina prossima alla laurea. La richiesta arriva al termine del processo di secondo grado, dopo che la Cassazione, lo scorso luglio, aveva annullato la sentenza di ergastolo emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Messina, limitatamente al diniego delle circostanze attenuanti generiche.
Il processo è stato rinviato al 28 novembre, quando la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Angelina Bandiera, si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza. La Cassazione non ha messo in discussione la colpevolezza dell'imputato, dichiarata irrevocabile, ma ha richiesto un nuovo esame delle attenuanti legate allo stato di "angoscia" provocato dalla pandemia di Covid-19, che potrebbe aver influito sul comportamento dell'imputato.
Il procuratore generale Domenico Galletta ha sostenuto che le attenuanti generiche debbano essere riconosciute, ritenendole equivalenti all'aggravante legata al fatto che De Pace ha ucciso una persona con la quale aveva una stabile relazione affettiva. Di conseguenza, ha richiesto una pena di 24 anni, la massima prevista per questo tipo di reato.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Staiano, Bruno Ganino e Marta Staiano, ha sottolineato che il delitto non possa essere considerato "di genere", essendo legato allo stato di angoscia dell'imputato, che aveva anche tentato il suicidio. Tuttavia, l'avvocato di parte civile, Giuseppe Barba, ha escluso che l'angoscia possa giustificare l'omicidio, evidenziando che De Pace non ha mai chiesto scusa alla famiglia di Lorena.