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Trasfusioni infette nel 1972: Comune di Cosenza e Ministero della Salute condannati

Trasfusioni infette nel 1972: Comune di Cosenza e Ministero della Salute condannati
Dovranno risarcire di oltre 1 milione di euro

07 LUG - COSENZA - Il Comune di Cosenza e il Ministero della Salute sono stati condannati a pagare oltre un milione di euro per la morte di una donna causata da trasfusioni di sangue infetto nel 1972. La sentenza del Tribunale di Catanzaro è stata emessa in accoglimento delle richieste dei familiari della donna, deceduta qualche anno fa a causa dell'epatite C contratta durante le trasfusioni.

La vicenda ha preso avvio con la denuncia presentata dai familiari della donna, rappresentati dall'avvocato Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica. Il legale ha dimostrato che la vittima, durante il parto dei suoi figli, fu sottoposta a numerose trasfusioni presso l'ospedale "Annunziata" di Cosenza, oggi Azienda Ospedaliera di Cosenza. Solo molti anni dopo si scoprì che la donna aveva contratto il virus HCV, che la condusse alla morte.

Il Tribunale ha accolto le tesi dell'avvocato Coppa, stabilendo che il Comune di Cosenza è subentrato nei rapporti giuridici instaurati con la paziente all’atto della prestazione sanitaria effettuata dall’ospedale, soppresso e sostituito dall’Azienda Ospedaliera. La normativa specifica ha infatti trasferito ai comuni territorialmente competenti la responsabilità per i debiti contratti dagli enti ospedalieri soppressi.
Il Tribunale ha anche riconosciuto la responsabilità del Ministero della Salute. Nonostante le normative in vigore già dagli anni '60 e '70 che imponevano il controllo e la verifica del sangue utilizzato per le trasfusioni, il Ministero non ha adottato le dovute cautele. La prima effettiva misura di prevenzione è stata attuata solo nel 1990. La corte ha ritenuto che il Ministero, non avendo dimostrato che il sangue trasfuso fosse stato sottoposto ai controlli richiesti, debba rispondere del contagio e del conseguente decesso della paziente.
Questa sentenza offre un sistema di tutela risarcitoria anche per trasfusioni avvenute molti decenni addietro. Il Tribunale di Catanzaro ha affermato che il comportamento omissivo da parte del Ministero della Salute è stato una causa concorrente dell’evento dannoso, riconoscendo ai familiari della vittima il diritto a un risarcimento per il grave danno subito.

In conclusione, il Tribunale ha stabilito che il Ministero della Salute e il Comune di Cosenza sono responsabili per la mancata adozione delle misure preventive necessarie a garantire la sicurezza delle trasfusioni, condannandoli a risarcire i familiari della vittima per il danno subito.

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