Indagati anche il capoclan Filippo Capriati, la moglie e il figlio
27 SET – BARI - Sono 67 le persone sottoposte a misura cautelare (43 in carcere, 17 ai domiciliari, due sottoposte a obbligo di dimora e cinque irreperibili) perché ritenute appartenenti a un sodalizio criminale dedito al traffico di stupefacenti in diversi comuni della provincia di Bari (Putignano, Castellana Grotte, Noci, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva delle Fonti).
A loro sono contestati anche reati di riciclaggio, sequestro di persona e rapina, detenzione di armi, estorsione aggravata dal metodo mafioso
L'indagine 'Partenone' che ha dato origine al provvedimento, condotta dal 2019 al 2022, ha permesso agli inquirenti di rilevare l'esistenza di un'associazione - è stato spiegato in conferenza stampa - "operante sotto l'egida del clan Capriati" di Bari vecchia, "composta da numerosi adepti e strutturata su base piramidale". In totale gli indagati sono 120 tra cui il capoclan Filippo Capriati, già detenuto, la moglie Angela e il figlio Sabino, non sottoposti a misura. Uno degli indagati, partito per la Francia pochi giorni fa, è stato arrestato all'estero grazie alla collaborazione della Procura europea Eurojust. "Il clan Capriati - ha detto il procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi - è riemerso negli ultimi tempi a causa della liberazione di alcuni capi, ma lo Stato si è fatto trovare pronto. La risposta di Procura, ufficio gip e forze dell'ordine è stata tempestiva". "L'operazione è frutto di un lavoro complesso ed è l'attestazione di ciò che si sa da tempo, cioè che l'area del sud Barese è pesantemente interessata da fenomeni diffusi di spaccio di stupefacenti", ha rilevato il coordinatore della Dda Francesco Giannella. "Il traffico di stupefacenti - ha aggiunto - veniva gestito direttamente dal carcere da Filippo Capriati attraverso l'utilizzo dei cellulari, sempre più diffusi. Quella dell'uso del telefono in cella è un'emergenza alla quale non si riesce a porre rimedio, e permette ai capi di continuare a dirigere l'organizzazione nonostante la carcerazione". Una svolta nelle indagini - partite nel 2019 con le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di Castellana Grotte, Francesco Recchia - è stata rappresentata dalla morte, nel 2020, del referente del clan Capriati a Putignano, Francesco Genchi, che ha creato un vuoto di potere che ha permesso agli investigatori di acquisire importanti informazioni sull'organizzazione.