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'Ndrangheta, confiscati beni per 7 milioni a imprenditore vicino alla cosca Pesce

'Ndrangheta, confiscati beni per 7 milioni a imprenditore vicino alla cosca Pesce
Disposta la confisca di tutti i rapporti bancari e finanziari

04 LUG - REGGIO CALABRIA - La Guardia di Finanza e i Carabinieri hanno confiscato beni per un valore di 7 milioni di euro all'imprenditore settantacinquenne Giuseppe Iannace, ritenuto vicino alla cosca Pesce di Rosarno. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

Secondo gli inquirenti, Iannace è un esponente di rilievo della cosca e parte integrante del tessuto criminale di Rosarno da oltre trent'anni. Genero del defunto boss Peppino Pesce, la figura di Iannace è emersa in operazioni come "Handover-Pecunia Olet" e "Faust".

L'inchiesta "Handover-Pecunia Olet", condotta nell'aprile 2021 dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Ros, ha svelato un accordo che avrebbe permesso alla cosca di gestire in regime di monopolio i settori della grande distribuzione alimentare e del trasporto merci su gomma. Iannace avrebbe ideato un sistema di intestazioni fittizie per celare la sua posizione di dominus dei beni illecitamente accumulati e per evitare sequestri patrimoniali, dai quali era già stato colpito in passato. Un commercialista avrebbe curato gli aspetti tecnici di tale sistema.

L'operazione "Faust", condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria nel gennaio 2021, ha invece riguardato la cosca Pisano, operante a Rosarno, la "società di Polistena" e il locale di 'ndrangheta di Anoia. Questa inchiesta ha dimostrato l'esistenza di un fiorente traffico di droga che, dal porto di Gioia Tauro, raggiungeva gruppi criminali in Campania, Puglia, Basilicata e Lombardia. I proventi del traffico di droga venivano reinvestiti in attività usurarie. Gli inquirenti hanno inoltre ricostruito episodi di minacce e danneggiamenti a scopo estorsivo e il supporto elettorale fornito dalla cosca Pisano a politici locali.

Nel processo "Faust", Iannace è stato rinviato a giudizio per associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa. Le indagini della Guardia di Finanza e dei Carabinieri hanno permesso di ricostruire il patrimonio, direttamente e indirettamente riconducibile a Iannace, il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

Il Tribunale ha quindi disposto la confisca di tutti i rapporti bancari e finanziari riconducibili a Iannace, nonché dell'intero compendio aziendale di una cooperativa agricola, formalmente intestata a un prestanome, che include due terreni e un immobile adibito a uso commerciale e industriale. Sono stati inoltre confiscati quattro fabbricati tra Rosarno e Tropea e un'autovettura.

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