Accusati di peculato due dirigenti del Sistema Bibliotecario Vibonese
21 MAG - VIBO VALENTIA - Due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari con l'accusa di peculato, mentre altre tre sono indagate per lo stesso reato. Beni per un valore di 230mila euro sono stati sequestrati dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, in collaborazione con la Sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza della Procura e la Polizia Locale, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.
Le indagini hanno rivelato che due dirigenti del Sistema Bibliotecario Vibonese, un servizio pubblico locale gestito e finanziato dalla Regione Calabria, si sarebbero appropriati di ingenti somme di denaro, pari all'importo sequestrato, destinandole a propri congiunti tramite l'assegnazione diretta di incarichi, in palese conflitto di interesse, eludendo le normative sull'accesso al pubblico impiego.
Secondo l'accusa, gli accertamenti hanno evidenziato che l'ente, per lo svolgimento delle attività legate alla realizzazione dei progetti, ha utilizzato, oltre al personale regolarmente assunto, anche altri soggetti con contratti di lavoro autonomo conferiti tramite lettere di incarico prive di riferimenti sulla tipologia di selezione utilizzata, senza rendere pubblica la ricerca di personale.
Gli investigatori hanno sottolineato che la ripetuta assegnazione di incarichi simili a familiari delle persone colpite da misure cautelari dimostra l'esistenza di esigenze ordinarie e permanenti, che l'amministrazione avrebbe dovuto affrontare con una adeguata programmazione dei fabbisogni di personale e con l'aggiornamento e la formazione dei profili professionali interni.
Dall'analisi della documentazione amministrativa è emerso che l'ente, negli anni, ha approvato bilanci senza sottoporli al vaglio di un revisore dei conti, figura mai nominata. I bilanci sono risultati essere "manipolati" con l'intento di fornire false informazioni economico-finanziarie, rappresentando in modo fuorviante la situazione reale.
Questa gestione illecita, secondo l'accusa, ha portato al dissesto dell'ente, che nel periodo oggetto di indagine ha accumulato una situazione debitoria di circa 700.000 euro.