Si rischia di alterare l’equilibrio del sistema giudiziario
10 OTT - REGGIO CALABRIA – La riforma della giustizia, secondo il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, non mira solo a separare formalmente il pubblico ministero (pm) dal giudice, ma rischia di alterare profondamente l’equilibrio del sistema giudiziario. Lombardo ha espresso queste preoccupazioni durante l'evento "Dialoghi con la magistratura", a cui ha partecipato insieme al giornalista Sigfrido Ranucci, moderato dalla presidente dell'Anm di Reggio Calabria, Caterina Asciutto.
Lombardo ha sottolineato che la vera problematica della separazione delle carriere consiste nel togliere al confronto tra imputato e pm la percezione che il pm sia parte integrante della giurisdizione. "Separare le carriere significa dire al pubblico ministero 'tu giudice non sei', e questo comporta un problema per l'utente del sistema giustizia, che incontrerà il giudice molto più tardi rispetto a quanto avviene attualmente", ha dichiarato Lombardo.
Il procuratore ha anche espresso preoccupazioni sulle implicazioni più ampie della riforma, come la modifica dei Consigli superiori della magistratura (Csm). "Se il rapporto tra laici e togati diventa paritario, la componente togata potrebbe trovarsi in minoranza, con conseguenze che non trasmettono un messaggio corretto", ha affermato.
Secondo Lombardo, l’instabilità normativa attuale è pericolosa e in contrasto con i principi costituzionali. "Non è separando le carriere che si rende più efficiente il sistema giustizia", ha affermato, sottolineando l’importanza di basarsi su dati concreti per le riforme in corso. Il procuratore ha espresso il timore che la separazione delle carriere possa amplificare il potere delle Procure, senza un costante controllo da parte del giudice. "Il pm non può gestire un potere che non sia costantemente verificato dal contatto con il giudice. È un equilibrio fondamentale a cui non possiamo rinunciare", ha concluso Lombardo, evidenziando il rischio di un riassetto complessivo tra i poteri dello Stato.